Con la denominazione di
fibre sintetiche si indicano genericamente l’insieme delle fibre chimiche, artificiali o tecnofibre, ottenute industrialmente a partire da sostanze artificiali e composti chimici di varia tipologia. A differenza delle
fibre naturali tessili di origine vegetale quelle sintetiche sono create appositamente dall’uomo attraverso la
filatura di polimeri sintetici e con diverse tecniche di polimerizzazione.
Tra queste le più conosciute sono
il tessuto in poliestere e il
tessuto polipropilene.
Le caratteristiche del tessuto in polipropilene e della stoffa in poliestere
Il
tessuto in poliestere è il materiale tessile sintetico più utilizzato nel mondo, fino a superare addirittura il cotone. Rappresenta infatti il 60% delle fibre sintetiche esistenti in commercio. Fu inventato nel 1941, quindi si tratta di un tessuto relativamente nuovo e, nonostante ciò, è sempre più
popolare nel campo dell’abbigliamento e dell’arredamento. Le sue proprietà principali sono la resistenza all’usura, l’impermeabilità, un’elevata resistenza all’abrasione, alle pieghe e al calore, una buona resistenza agli agenti chimici e fisici e, ultima caratteristica ma non meno importante, la facilità di pulizia.
Il
tessuto in polipropilene invece, è nato dalle ricerche di un ingegnere italiano, Premio Nobel per la chimica nel 1963, ed è un materiale estremamente versatile e dalle molteplici proprietà. Innanzitutto, per sua natura è idrorepellente, antimacchia,
inattaccabile da muffe e batteri, quindi anallergico e antibatterico. Il polipropilene è indeformabile e resistente, ha una carica elettrostatica minima e una bassa conduttività termica, pari a quella della lana, con il vantaggio di asciugare molto più rapidamente. La gradevole sensazione di benessere, caldo e asciutto, fa sì che
si possa definire una “fibra calda”.
L’unico svantaggio degno di nota è il costo mediamente superiore rispetto ai tessuti in poliestere, giustificato dalle maggiori difficoltà di lavorazione.